Il processo di formazione dell’Italia postfascista. I pilastri della Costituzione, i poteri della Repubblica
Si tratta di una lezione di ‘educazione alla cittadinanza’, per riflettere su come lo studio della storia contribuisca in modo determinante alla formazione del cittadino.
In questo caso, la conoscenza argomentata del contesto storico in cui nacque la Repubblica e dell’architettura istituzionale elaborata dai padri costituenti permette agli studenti di comprenderne la lungimiranza, ma anche di discutere le proposte di modifica presenti nel dibattito politico attuale.
Conoscenze di base della storia politico-istituzionale della monarchia italiana e dell’architettura istituzionale dello Statuto Albertino.
Conoscenza approfondita del Fascismo e della Resistenza.
Approfondimento del concetto di ‘democrazia rappresentativa’.
Il sistema della separazione dei poteri e del check and balance.
Il 24-25 aprile 1945, mentre le truppe alleate invadono la Pianura Padana, è proclamata l’insurrezione generale. Mussolini, catturato dai partigiani, viene giustiziato.
La dittatura fascista di Benito Mussolini, che aveva governato il paese dal 1922, era finita il 25 luglio 1943, ma solo l’8 settembre fu annunciato l’armistizio con il quale il Regno d’Italia firmava la resa agli anglo-americani; non veniva data alcuna disposizione alle forze armate, abbandonate di fatto alla mercé degli ex alleati tedeschi.
L’Italia si trovò divisa in due: al Sud, il governo formato dai partiti antifascisti preesistenti alla dittatura (Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Comunista) e dal Partito d’Azione nato nel corso della resistenza al fascismo; al Nord, la neonata Repubblica Sociale Italiana costituita da Mussolini con l’appoggio determinante della Germania hitleriana che occupò militarmente il territorio, e contro la quale combattevano i partigiani guidati dal C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia) composto da tutti i partiti antifascisti.
La discussione politica sull’assetto istituzionale della nuova Italia liberata dal fascismo fu rinviata a liberazione avvenuta e le funzioni della monarchia furono affidate a un Luogotenente del Re che, nel maggio 1946, a seguito dell’abdicazione al trono di Vittorio Emanuele III, diventò il quarto Re d’Italia della dinastia dei Savoia. Si trattò di un tentativo di salvare l’istituzione monarchica e la stessa dinastia dal discredito nel quale l’aveva gettata la politica di subordinazione al fascismo da parte di Vittorio Emanuele III.
Infatti, già dal 1944, dopo la liberazione di Roma, un decreto legge aveva demandato a un’Assemblea Costituente, eletta a suffragio universale, la redazione di una nuova Costituzione in sostituzione dello Statuto Albertino che aveva retto fino ad allora il Regno d’Italia.
Per la prima volta nella storia del paese si avviava un processo costituente dal basso, marcando la differenza con le costituzioni ottocentesche octroyeés, concesse dal re “per grazia di Dio”.
Fu nel 1946 che, sotto la pressione delle forze monarchiche e degli Alleati, si stabilì che nel giorno delle elezioni per l’Assemblea Costituente gli elettori e le elettrici (finalmente venivano ammesse al voto anche le donne!) scegliessero anche se la forma istituzionale della futura Italia dovesse essere la Monarchia o la Repubblica.
Il 2 giugno 1946 si votò: 12.717.923 furono i voti repubblicani, 10.719.284 quelli monarchici.
L’Assemblea Costituente risultò composta da 207 deputati della Democrazia Cristiana (partito di maggioranza relativa), 115 socialisti, 104 comunisti e altri partiti minori. Il risultato più clamoroso fu l’insuccesso del Partito d’Azione, protagonista della guerra di liberazione, che ottenne solo 7 seggi!
L’Assemblea nominò al suo interno una Commissione di 75 membri che procedette alla redazione di un progetto di Costituzione, discusso in aula dal marzo al dicembre 1947. Finalmente il 22 dicembre 1947 la Costituzione fu approvata con 453 voti favorevoli, 62 contrari, nessun astenuto. Promulgata dal Capo dello Stato il 27 dicembre, essa è in vigore dal 1° gennaio 1948.
La Costituzione della Repubblica Italiana è frutto dello spirito unitario delle forze politiche antifasciste che già aveva portato all’elezione del liberale Enrico De Nicola a Capo Provvisorio dello Stato, del socialista Giuseppe Saragat prima, e del comunista Umberto Terracini poi, a presidente dell’Assemblea Costituente, del democristiano Alcide De Gasperi a capo del Governo Provvisorio della Repubblica.
È sempre importante sottolineare la lungimiranza politica, lo spessore intellettuale, la grande visione culturale, la consapevolezza dell’eccezionale momento storico che i membri della Costituente e, in specie, i leaders politici dell’epoca, seppero esprimere in quel tempo.
Nei giorni e nelle settimane in cui si andava frantumando l’alleanza antinazista e antifascista e si andavano preparando gli anni della futura ‘guerra fredda’ tra il blocco occidentale guidato dagli USA e quello orientale capeggiato dall’URSS, i grandi partiti italiani che pure facevano ideologicamente riferimento a uno dei due blocchi (la DC e le forze liberali agli USA, il PCI e il PSI all’URSS) riuscirono a trovare un compromesso ‘alto’ tra le ispirazioni culturali cattolica, liberale e socialista e a costruire una tra le migliori Costituzioni del mondo.
L’architettura della Costituzione è fondata su tre pilastri:
1. I “principi fondamentali”, che sono elencati nei primi dodici articoli;
2. La Parte Prima dedicata ai “diritti e doveri dei cittadini”, dove dall’art. 13 al 54 vengono delineate le posizioni degli individui e dei gruppi, oltre alle relazioni tra loro e con le istituzioni;
3. La Parte Seconda dedicata all’ “ordinamento della Repubblica”, cioè l’organizzazione dei poteri pubblici e le loro interrelazioni (artt. 55-139).
La questione dei poteri dello Stato e della loro separazione fu posta – assieme a quella dei diritti del cittadino – fin dai testi della Rivoluzione Francese del 1789. La differenza sostanziale, infatti, tra lo Stato Assoluto e lo Stato Democratico sta, a ben vedere, proprio nel fatto che nessun “potere” è “legibus solutus”: ciascuno deve tener conto degli altri e del sistema complessivo. Fondamentale perciò è la separazione tra chi fa le leggi (il potere legislativo), chi amministra il paese secondo le leggi (il potere esecutivo), chi sanziona coloro che non rispettano le leggi (potere giudiziario).
La Repubblica Italiana è una repubblica parlamentare. Questo significa che il nucleo del potere è il Parlamento. Infatti, il primo articolo della Costituzione recita solennemente che “la sovranità appartiene al popolo” che la esercita attraverso i suoi rappresentanti eletti secondo la legge.
L’esercizio della sovranità da parte del Parlamento viene regolato da un sistema di bilanciamento tra tutti i poteri della Repubblica che sono sostanzialmente cinque: oltre al Parlamento, il Governo, la Magistratura, il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale.
Se ne analizzino, sia pure sommariamente, ruoli e interrelazioni.
Il Parlamento è la sede del potere legislativo. È composto da due assemblee, la Camera di 630 deputati e il Senato di 315 senatori (più un esiguo numero di senatori a vita) entrambe con le medesime prerogative. Nel Parlamento risiede la sovranità popolare, e quindi:
- si stabiliscono le leggi a cui tutti i cittadini italiani e coloro che comunque vivono in Italia devono attenersi;
- si vota “la fiducia” al Governo consentendo al potere esecutivo di amministrare il Paese;
- si svolge una funzione di controllo sull’operato del governo stesso.
Il Governo è la sede del potere esecutivo. È composto dal Consiglio dei Ministri e guidato dal Presidente del Consiglio in qualità di primus inter pares. Infatti, sia il Presidente del Consiglio sia i Ministri sono nominati dal Presidente della Repubblica a cui rispondono del proprio operato, anche se possono essere ‘sfiduciati’ e, quindi, costretti alle dimissioni da un voto del Parlamento.
La Magistratura è la sede del potere giudiziario. I magistrati vengono nominati per pubblico concorso e rispondono del loro operato al Consiglio Superiore della Magistratura, un organo costituzionale che garantisce l’assoluta indipendenza dei giudici dagli altri poteri dello Stato.
Il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità della nazione e svolge una funzione di arbitro tra i tre poteri dello Stato, viene eletto ogni sette anni dal Parlamento in seduta comune ed esercita essenziali poteri:
- sceglie il Presidente del Consiglio, affidando ‘l’incarico di formare il Governo’ a una persona di sua fiducia, che a suo giudizio potrà presumibilmente riscuotere la fiducia della maggioranza del Parlamento;
- promulga le leggi proposte e approvate dal Parlamento, dopo averne vagliato l’aderenza alla Costituzione;
- ha il comando delle Forze Armate e presiede il Consiglio Supremo di Difesa;
- presiede il Consiglio Superiore della Magistratura;
- può sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni quando lo ritiene opportuno.
- Inoltre, ha rapporti ufficiali con gli ambasciatori degli altri paesi e quindi può indirizzare, sia pure con discrezione, la politica estera del Paese.
La Corte Costituzionale è l’organo supremo di garanzia della democrazia. Il suo compito è di vagliare la legittimità costituzionale delle leggi emanate dal Parlamento e promulgate dal Presidente del Repubblica. La Corte ha il potere, cioè, di abrogare una legge ritenuta contraria a uno o più articoli della Carta Costituzionale.
La stessa composizione della Corte Costituzionale contempera e rappresenta i tre poteri dello Stato: i 15 membri sono nominati per un terzo dal Parlamento in seduta comune, per un terzo dal Consiglio Superiore della Magistratura, per un terzo dal Presidente della Repubblica.
In conclusione, la Costituzione disegna una repubblica parlamentare nella quale chi amministra la cosa pubblica deve ottenere sempre la fiducia del Parlamento senza le cui leggi non è possibile governare il paese, ma le leggi stesse possono essere abrogate dalla Corte Costituzionale.
Leggi la Seconda Parte della Costituzione e disegna uno schema dal quale emergano chiaramente le relazioni tra gli organi dello Stato.
Hai notizia di qualche proposta di revisione di parti o articoli della Costituzione? Che ne pensi? Illustra in modo argomentato la tua opinione.
Tratteggia in estrema sintesi le differenze tra monarchia costituzionale, repubblica presidenziale e repubblica parlamentare.
Ascolta il discorso conclusivo del film “Il grande dittatore”di Chaplin. Commentalo liberamente: quali pensieri ti ispira?